‘L’intervento architettonico diretto da Nino Colleluori e dall’Ufficio Tecnico della Caripe, che ha dovuto confrontarsi con tutte le esigenze d’impiantistica e di sicurezza connaturate con la destinazione bancaria, ha valorizzato al massimo grado il palazzetto preesistente, cordialmente neutrale, di misura borghese ma non soffocante, portatore di valori medi sui quali far svettare gli altissimi della creatività contemporanea.
E infine la direzione artistica di Marina Giordani, all’insegna della competenza, della tenacia e della fantasia sorrette da un gusto sicuro, ha permesso che un’operazione di recupero edilizio si convertisse in un autentico evento artistico, tale da segnare in modo incisivo il presente, e probabilmente il futuro, della vita culturale cittadina. Le sue scelte d’indirizzo, le sue proposte d’acquisto sul mercato dell’arte antica e moderna, i suoi suggerimenti all’artista – che credo siano stati rispettosi dell’autonomia di lui, ma non per questo meno puntuali – hanno raggiunto lo scopo di ricreare, pur nei termini di un codice espressivo rigorosamente attuale, quel linguaggio visivo composito, intessuto di colti pluralismi e pervaso da un amore (oserei dire) estatico per le belle materie, che era stato vagheggiato dal massimo poeta pescarese, Gabriele D’Annunzio.
Un clima dannunziano, infatti, con la massima discrezione presiede ai passaggi più intensi e felici di questa complessa creazione d’arte totale, che comprende opere di vari artisti, mobili e complementi d’arredo individuati con paziente acume e versatilità dalla Giordani, in un ampio arco cronologico che abbraccia l’antico, il vecchio, il recente e il contemporaneo. Con storica esattezza, diversi pezzi presenti nella collezione rimandano al mondo figurativo dell’età di D’Annunzio o si collegano addirittura ai suoi personali orientamenti. Vicino al suo gusto fu ad esempio Umberto Bellotto, straordinario artefice veneziano che seppe mediare il mestiere del padre fabbro con la tradizione vitraria locale e così a dar vita, negli anni Venti, a singolari sculture in ferro e vetro. Del Bellotto, che sappiamo presente al Vittoriale, la collezione Caripe annovera pezzi massimamente rappresentativi: coppa e vaso in denso vetro rosso rubino sorretti da sinuose strutture in ferro battuto e forgiato, nonché un mirabile cancello a maglie coronato dalla guizzante silhouette di una fontana, degli anni Trenta, collocato nella Sala del Consiglio. Ma non meno armoniosi sono gl’inserimenti di oggetti di epoche diverse, sostenuti da una grande qualità: ricordo, alla rinfusa come mi si presentano alla memoria, i mobili neoclassici elegantissimi della Presidenza, le fontane marmoree ricche di ornati neorinascimentali o di sensuali movenze figurative Liberty, il mobilio bianconero dalla casta grazia, eseguito appositamente da Thonet con pelle Frau, sino ai pannelli pulsanti di tinte di Carnemolla, alle tele chiarodorate di Carboni, alla grande calcografia di Burri, di purità folgorante e necessaria.’
di Cristina Acidini Luchinat (soprintendente per il Polo Museale di Firenze)
Da Palazzo Caripe: una banca anche per sognare, Studio Calcografico Urbino, Pescara, 1994.